Anno 2000 - Numero 1 (gennaio)


  1. Il pellegrinaggio alle catacombe
  2. La riscoperta delle catacombe
  3. Che cosa sono le catacombe?
  4. Come nasceva una catacomba?
  5. Ma chi ha fatto tutto questo lavoro
  6. Simboli e pitture


Il pellegrinaggio alle catacombe

JASNA GORA vuole dedicare questo numero alle CATACOMBE in preparazione alla Giornata Comunitaria di gennaio che ha in programma un pellegrinaggio per entrare nello spirito del Grande Giubileo.
Il Pellegrinaggio è uno dei segni del Giubileo e vuole ricordarci che siamo un popolo in cammino verso la Casa, del Padre. Venuti da Dio, ritorneremo a Dio.
Non bisogna credere che la comunità di Roma scegliesse, nei tempi di persecuzione, le oscure gallerie delle catacombe, per le
sue riunioni liturgiche o catechetiche.
Tuttavia è certo che i fedeli si radunavano nelle aree cimiteriali all'aperto per commemorare il Dies Natalis dei santi martiri e dei loro defunti.
Le tombe sotterranee divennero generalmente veri e propri santuari. II Signore passa donarci, per intercessione dei santi martiri, un amore tenero per Cristo, un desiderio ardente di servirlo, un atteggiamento di abbandono confidente e filiale.
Le notizie che troveremo in questo numero sono state tratte da un sussidio dell'Ufficio Scuola del Vicariato di Roma dedicato all'argomento.

La riscoperta delle catacombe

Dal X secolo si perse traccia di quasi tutte le catacombe fino al 1593, quando l'archeologo Antonio Bosio iniziò basandosi su antiche "guide" per i pellegrini, la loro ricerca.
Lo studio delle catacombe fu poi ripreso verso la fine del 1800 da G. Battista de Rossi ed è così che noi oggi possiamo visitare, studiare e pregare in questi antichi cimiteri.

Cosa sono le catacombe?

Le catacombe sono i cimiteri dei primi cristiani. Sono come dei giganteschi alveari scavati sotto la nostra città formati da chilometri di gallerie con nicchie e piccole stanze, affreschi e lapidi che ricordano gli uomini e le donne - e anche molti bambini - che vi sono stati sepolti.
Ci sono le sepolture di cittadini romani, di ricchi patrizi, di schiavi, di liberti, gente di tutti i paesi e di tutti i tipi che camminava, lavorava, piangeva e rideva come ciascuno di noi. Gente normale, insomma, con gli stessi nostri problemi: il lavoro, il cibo, la scuola...
Ma accanto a loro ci sono anche le tombe dei martiri, cioè di quelle persane che sono morte per non rinnegare la propria fede.

"Martire" vuol dire "testimone" ed e una parola di origine greca come pure il termine "cimitero" che indica il "dormitorio", il "luogo del riposo". Per i cristiani, infatti, la morte non è la fine di tutto ma e il riposo nell'attesa della resurrezione.

Le tradizioni e le leggende che indicano le catacombe come luoghi dove i cristiani si rifugiavano durante le persecuzioni, quindi, non sono assolutamente vere e per un semplicissimo motivo. Per scavare, nell'antica Roma, bisognava chiedere il permesso direttamente all'imperatore - proprio come oggi che per scavare o costruire qualcosa bisogna ottenere una licenza. Le catacombe, poi, non erano utilizzate solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai pagani. Questi cimiteri sono sorti tra il II e il III secolo dopo Cristo e se ci fate caso sono tutti fuori dal "pomerio" cioè dal perimetro sacro della città entro cui non era permesso seppellire i morti. In genere si trovavano lungo le grandi vie consolari come si vede nella cartina.

 

Come nasceva una catacomba?

Le famiglie più ricche della comunità cristiana mettevano a disposizione il terreno per poter scavare una catacomba, in genere dove già esistevano delle cave e il lavoro poteva risultare più facile. In genere il cimitero prendeva il nome della parsona che aveva donato il terreno, ma alcune, verso il IV secolo cominciarono ad essere chiamate col nome del martire che vi era sepolto. Non avendo a disposizione spazi grandissimi, si cominciò a scavare in profondità, come un sotterraneo a più piani, fino a 20-25 metri sotto terra. La terra scavata veniva portata via attraverso un lucernario, cioè una specie di buco sul soffitto che serviva anche a far entrare aria e luce.
Le gallerie erano inizialmente molto piccole, larghe circa un metro e alte al massimo due, ma man mano arrivarono fino a 4-5 metri come ne vediamo molte oggi.

Ma da dove viene il termine "catacomba"? Inizialmente questa parola indicava solo quella che oggi si chiama catacomba di S. Sebastiano perché sorgeva "ad catacumbas" cioè "presso una cavità" che si trovava lungo la vin Appia. In seguito questa parola cominciò ad indicare tutti i cimiteri sotterranei

Ma chi ha fatto tutto questo lavoro?

C'erano persone che si occupavano di scavare le gallerie e le tombe, della loro decorazione, della sepoltura dei defunti e della
manutenzione nel tempo delle catacombe. Erano i fossori. Il loro lavoro era pagato con il denaro della cassa comune dalla comunità, costituita dalle offerte dei parenti dei defunti e dei fedeli. Anche i dipinti e le iscrizioni che vediamo erano in genere eseguiti dai fossori. I più ricchi si servivano dei marmorarii che - come si può facilmente capire dal loro nome - lavoravano e scolpivano il marmo per i sarcofagi. Nella seconda meta del IV secolo, papa Damaso si occupò di far restaurare le catacombe e fece incidere, su molti dei sepolcri dei martiri, delle iscrizioni che ne ricordano la vita.

Quando si smise di usare le catacombe come cimiteri, queste continuarono ad essere frequentate dai fedeli che si recavano a pregare sulle tombe dei martiri. Ma con le invasioni dei barbari (V-VI secolo), che devastarono e profanarono i luoghi sacri, le catacombe vennero poco a poco dimenticate; per questo motivo nel VII secolo i corpi dei martiri furono trasportati nelle basiliche che sorgevano all'interno delle mura della città.

Simboli e pitture

Pesci, ancore, delfini... Cosa significa tutto questo? Ogni figura che troviamo dipinta o incisa all'interno delle catacombe non si trova lì per caso. ma ha un significato particolare. I cristiani spesso si riconoscevano fra loro proprio attraverso questi segni, anche quando non potevano dichiarare apertamente la propria fede.

Ma simboli e pitture raccontano anche, in maniera semplice e comprensibile a tutti - anche a chi non sapeva scrivere - le storie della Bibbia. Erano un vero e proprio catechismo.

I primi cristiani non hanno inventato solo figure nuove, ma hanno anche usato, a volte solo per decorazione ma altre volte dandogli un significato diverso, delle figure già presenti nell'arte pagana. Così accanto a fiori, ghirlande e uccelli si incontrano nelle catacombe altre immagini molte delle quali si riferiscono alla speranza di vita eterna.


Immagini più usate nelle catacombe e loro significato simbolico.

IMMAGINE

SIGNIFICATO SIMBOLICO

Un pastore con una pecora sulle spalle Nel mondo pagano rappresenta l'aspirazione a vivere in mezzo alla natura, in quello cristiano e il Buon Pastore.
Un uomo con le braccia alzate al cielo È la figura dell'"orante" cioè della persona che prega, presente sia nelle immagini pagane che in quelle cristiane.
La fenice È un animale mitologico che gli antichi credevano potesse rinascere dalle proprie ceneri ogni 500 anni. Per i cristiani rappresenta la resurrezione.
Il pavone I pagani credevano che la sua carne fosse incorruttibile, così i cristiani l'usarono per rappresentare l'immortalità dell'anima.
La palma Per i pagani era simbolo di vittoria, nell'arte cristiana indica la vittoria della fede dei martiri sulle persecuzioni

Altre immagini rappresentano invece episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento; i più comuni sono:

 

Sono le prime due lettere del nome Cristo in greco: X (chi) e P (ro).
Queste invece sono le lettere iniziali delle parole Gesù Cristo: I e X.
È la croce greca.
È la croce latina
L'ancora è usata per rappresentare la croce di Cristo; è l'immagine della salvezza.
A volte, insieme all'ancora, si trova un delfino, immagine di Cristo. È simbolo di resurrezione.
In greco "pesce" si dice: ICQUS (si legge "ictus"). Ognuna di queste lettere e l'iniziale delle parole greche che formano la frase: Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore.
La vite è simbolo di tranquillità e sicurezza e di Gesù stesso. "Io sono la vite e voi i tralci".
 
Il pesce col pane e col vino rappresenta il banchetto eucaristico.
L'agnello è il simbolo di Cristo. Gesù, infatti, è "l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo".
A volte l'agnello è vicino a un'ancora. È immagine della salvezza che viene da Cristo.
La colomba ha più di un significato; è lo Spirito Santo, è la pace e può anche raffigurare Cristo.
La "M" e l'iniziale della parola martyr, cioè martire.
"MR" invece sono la lettera iniziale e quella finale dello stessa parola.
L'alfa ("a")e l'omega ("o") sono la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco e indicano l'inizio e la fine di ogni cosa. Nell'Apocalisse Gesù dice: "Io sono l'alfa e l'omega".