Anno 2001 - Numero 4 (settembre)
Nella premessa al suo libro "Il perdono nella vita della
comunità", Juan M. Martin-Moreno scrive: "Il
risveglio dello spirito comunitario è una caratteristica della
Chiesa di oggi, un segno dei tempi: Anticamente la parola
"comunità" apparteneva al linguaggio spirituale della
vita religiosa. Era qualcosa di specifico che distingueva il
monaco dai laici e dai preti diocesani: Oggi, invece, i confini
fra le diverse vocazioni cristiane si sono molto attenuati.
Persino i laici si sentono attirati e si associano non soltanto
per "fare cose insieme", ma per "vivere
insieme", per "stare insieme".
Le Comunità di Alleanza del Rinnovamento nello Spirito Santo
rispondono a questa chiamata particolare e rappresentano un segno
dei nostri tempi al punto che Tarcisio Mezzetti si interroga con
questa domanda: L'Alleanza: un nuovo monachesimo?
Tracceremo in questo numero del notiziario alcune linee
fondamentali del nostro essere Comunità di Alleanza soffermando
la nostra riflessione su tre aspetti specifici, tre colonne su
cui poggia l'edificio comunitario: L'Alleanza,
l'Adorazione ed il Servizio.
Nel concetto di Alleanza scopriremo il
mare senza fine dell'Amore di Dio che riunendoci in una cosa sola
ci dona la forza e la grazia divina della nostra missione.
Attorno all'Eucaristia, celebrata o adorata, comprenderemo come
si costruisce la comunione degli animi, premessa per ogni
crescita nella fraternità.
L'Adorazione del Dio tre volte santo e
sommamente amabile ci colma dell'umiltà necessaria per svolgere
nella Chiesa il nostro Servizio a Dio
ed ai fratelli.
L'ALLEANZA - Una sfida proposta da Dio
È questo il titolo di un libro di Tarcisio
Mezzetti edito da Venite e Vedrete che riporta gli Atti del VI
Convegno dei leader delle Comunità di Alleanza del RnS tenutosi
a Sacrofano (Roma) nei giorni 20-21 maggio 1995.
Da esso vogliamo trarre alcune riflessioni sul tema
dell'Alleanza, uno dei fondamenti peculiari della nostra realtà
comunitaria. Il Convegno, a detta di alcuni fratelli anziani di
comunità, è stato "profezia" per il Rinnovamento
nello Spirito Santo e per tutta la Chiesa di Dio portando, come
rugiada, una vita nuova ed un senso nuovo al nostro essere
"Comunità".
Il fascino e la sfida di una Comunità è tutto racchiuso qui:
entro il concetto di Alleanza. Questo concetto, a sua volta, è
così vivo, affascinante, pieno della presenza di Dio e così
ricco di grazie, che si può solo sperimentare, non essendo
possibile raccontarlo. Questa grazia si lascerà catturare però,
solo da coloro che cercheranno con cuore sincero la via verso la
loro "vocazione" comunitaria. Chi la scopre trova un
tesoro.
Nell'Alleanza troveremo già tracciato tutto il cammino di
crescita che una comunità cristiana deve compiere per maturare e
diventare santa. Bisognerà però avere ben chiara la certezza
che, nonostante la povertà spesso meschina dell'uomo, l'alleanza
è un dono dall'alto, che è fuori di lui e che ha la funzione di
ricercare il suo vero volto e di rinnovare la faccia della terra.
L'Alleanza non viene dall'uomo, non parte da un suo progetto ma
è una grazia che gli viene incontro e che se l'uomo accetta e la
fa passare dentro la propria vita, naturalmente questa sua
realtà verrà completamente rinnovata.
L'Alleanza nell'Antico Testamento
Ripercorrendo nell'Antico Testamento i segni ed i
riti di alleanza risalta subito come questo patto comincia da una
proposta di Dio. L'iniziativa è sempre di Dio, è Lui l'autore
dell'Alleanza, l'uomo può solo aderire a ciò che Dio ha già
fissato. L'Alleanza infatti, proprio per la sua origine divina,
è una cosa così intensamente seria, che non possiamo
banalizzarla con la nostra superficialità, se veramente vogliamo
che in noi e nelle nostre Comunità produca tutti i suoi frutti e
sprigioni tutta la potenza spirituale che in essa Dio ha
racchiuso.
L'Alleanza si presenta quindi come un dono che Dio
offre al popolo che Egli si è scelto, perché sia oggetto e
soggetto delle promesse di salvezza. Il popolo naturalmente ha la
libertà di accoglierle o rifiutarle. Quando il popolo le
accoglie decide di entrare nella logica dell'alleanza fedele con
Dio, assumendo gli impegni relativi. L'Alleanza è la via maestra
per costruire un'intimità vitale con il Signore forte, grande e
terribile, con il Dio degli dei, unico e trascendente. Da una
parte c'è quindi Dio con il suo amore libero, dall'altra il
popolo che sta prendendo coscienza di essere popolo, comunità in
formazione, che può accogliere nella libertà e nell'amore
ricambiato, il dono di uno speciale rapporto con il Signore
fidandosi di lui.
L'Alleanza è il libero incontro, di due volontà e di due
persone. Se il dono di Dio è libero, anche l'adesione deve
essere libera e personale. L'Alleanza consiste appunto in questa
libera e consapevole accettazione reciproca. Questo è il
cuore dell'Alleanza: camminare lungo la via di Dio; osservare le
sue leggi è la condizione assoluta per arrivare a questo cuore,
perché possa sussistere l'Alleanza offerta dall'alto ed accolta
dal basso.
La legge non è stata data ad Israele quando ancora si trovava in
schiavitù, ma quando è libero, non è quindi una coercizione,
ma un dono di Dio. Valicare i confini della legge, infrangere
l'alleanza, significa ricadere nella schiavitù. Quindi se il
popolo sceglie la legge, sceglie la libertà, cioè accoglie
nella sua vita privata e comunitaria il dono di Dio e lo realizza
con il suo contributo: l'obbedienza. Non c'è alleanza se la
legge non viene liberamente accettata. Il rinnovo dell'alleanza a
Sichem è un momento decisivo per il destino politico e religioso
del popolo, perché l'assemblea plenaria delle tribù sceglie
l'alleanza stipulata al Sinai e la legge emanata da Dio come
costituzione definitiva. Per la gravità della scelta, Giosuè fa
giurare il popolo tre volte. E così, per ogni rinnovo
dell'alleanza, il giuramento è sempre per l'osservanza di essa.
L'Alleanza nel Nuovo Testamento
Ma la nuova alleanza sarà ancora più gloriosa di quella
antica, anzi, la Legge esteriore diventerà dono di Dio e slancio
interiore, poiché il Signore sveglierà nelle anime l'amore e la
forza della fedeltà, il cuore sarà trasformato, sarà donata la
grazia di conoscere veramente Dio.
Dio è Santo e per questo interviene nella storia per eliminare
il solo vero nemico: il peccato, che non è altro che la sfida al
suo nome. La vittoria di Dio si compirà però non annientando
gli uomini, ma togliendoli dal peccato e radunandoli tutti
intorno a sé. Ecco la grazia!
Gesù, con la sua passione e morte, paga per noi il debito
dell'Alleanza da noi accumulato attraverso le nostre infedeltà.
Il sangue della Nuova Alleanza è lo stesso di Gesù, che si
offre vittima sacrificale per noi rendendo questa alleanza
definitiva. L'Antica Alleanza è quindi racchiusa nella Nuova.
Gesù, mediatore tra Dio e l'uomo, con il suo sangue riunisce Dio
all'uomo in un patto di comunione. Dall'Alleanza del
Sinai nacque il popolo consacrato al Signore, dall'Eucaristia
nasce la comunità cristiana, anch'essa consacrata al Signore.
Per questa ragione non c'è Comunità se non c'è il fissarsi del
pensiero e della pratica di ognuno sul dono e sul mistero
dell'Eucaristia.
La prima Alleanza, quella con Noè, ebbe come segno l'arcobaleno;
la seconda, quella con Abramo, la circoncisione; l'alleanza del
Sinai ebbe come segno la Legge; e quello della Nuova Alleanza
qual' è? Il segno è lo Spirito Santo, o meglio la
manifestazione del dono dello Spirito Santo. Questo dono ha la
proprietà di renderci capaci di capire e vivere il mistero che
ci sta dinanzi. Allora nel vivere la nostra esperienza cristiana,
lasciamo che lo Spirito si manifesti liberamente nella vita della
Comunità, facciamo sì che la Comunità a sua volta divenga
segno della Nuova Alleanza. Se non si comprende appieno la
dimensione mistica della chiamata alla Comunità non sarà facile
nemmeno capire la dimensione missionaria della chiamata ad essa
ed il tutto si ridurrà ad una sterile attività intimistica
oppure, ancora peggio, ad una serie di sforzi umani per farla
vivere. Una comunità che abbia capito il senso dell'Alleanza
capisce anche il senso dell'unità, dell'amicizia, del sacrificio
da offrire a Dio ed alla Chiesa. La riflessione suddetta e la
celebrazione dell'Alleanza allora sono solamente dei mezzi per
farci sempre meglio comprendere e applicare alla nostra vita
quotidiana tutto quello che l'Amore di Cristo ci dona. Lasciamoci
guidare dallo Spirito per affrontare con gioia la grande
avventura della nostra chiamata.
A dicembre festeggeremo i 20 anni della
"nascita" della nostra Comunità. Una tappa importante
e un'occasione per rendere gloria al Signore per le meraviglie
che ha fatto in questi anni di cammino.
Uno dei motivi che hanno permesso a questo piccolo gregge di
andare così avanti è stata certamente l'Adorazione Eucaristica
che si tiene settimanalmente da ormai 13 anni.
In quell'ora adoriamo Gesù in corpo, sangue, anima
e divinità, il nostro Salvatore che si è fatto così indifeso
da restare sempre con noi in quella piccola ostia. Dal momento
dell'ultima cena, in cui Egli ha detto "Prendete, questo è
il mio corpo" (Mc. 14, 22), Gesù è presente nell'ostia che
viene consacrata dai sacerdoti, suoi ministri.
Ma qual'è il miracolo che si compie nell'Adorazione? Possiamo
fare questo paragone: quando siamo sotto il sole ci abbronziamo
anche se non usiamo creme particolari o chissà cos'altro; allo
stesso modo (ma molto, molto di più) quando siamo davanti a
Gesù Eucaristia veniamo trasformati per divenire simili a Lui.
Oreste Pesare, direttore dell'ICCRS e presidente della Comunità
Magnificat dice che "se anche noi fossimo un ceppo bagnato e
impregnato solo della nostra umanità, stando lì in silenzio
davanti al fuoco dell'amore, dell'Eucaristia, diverremmo un
tizzone ardente dell'amore di Dio" e dice anche che "se
non saremo una comunità eucaristica, noi non saremo proprio
niente". È davanti a Gesù che si costruisce la comunità.
Possiamo immaginare che la preghiera comunitaria del sabato sia
come un cantiere, dove il Signore ci dona il necessario per
costruire la sua casa: c'è la sua parola che converte, la
manifestazione dei carismi, i gesti d'amore ed ogni cosa che lo
Spirito Santo suscita. Poi c'è il giovedì, dove la presenza
potente di Gesù mette in ordine tutti questi pezzi e li tiene
insieme come fa la calce con le mura ed i tramezzi di
un'abitazione.
Giovanni Paolo II, il nostro caro Pontefice, ha la porta della
sua camera aperta per vedere sempre il Santissimo Sacramento che
si trova nella stanza di fronte. Egli, che è uno dei più grandi
evangelizzatori nella storia della Santa Chiesa, sa che per
essere testimoni del Signore Gesù si deve essere ripieni di Lui.
Non c'è battaglia che non si vinca con Gesù. Basta ricordarci
di Mosè che sul monte pregava mentre il popolo d'Israele
combatteva contro Amalek (cfr. Es. 17, 8-16). Quando Mosè
abbassava le braccia i nemici avevano il sopravvento, ma quando
Mosè teneva le braccia verso il Signore, Israele era vittorioso.
Con questa certezza ci accostiamo a Gesù, roveto ardente che non
si consuma, perché la nostra Comunità divenga sempre più un
fuoco capace d'incendiare d'amore tutto il mondo.
Prendere un secchio, riempirlo d'acqua, chinare
la schiena nell'atto di immergere lo straccio, inginocchiarsi per
consentire una pulizia più accurata degli spazi angusti della
chiesa e difficilmente raggiungibili con una normale ramazza,
gesti che portano alla memoria il gesto: protagonista il maestro
"si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un
asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. poi versò dell'acqua
nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad
asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. quando dunque
ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e
disse loro: " sapete ciò' che vi ho fatto? Voi mi chiamate maestro e signore e dite bene,
perché lo sono, se dunque io, il signore e il maestro, ho lavato
i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli
altri. vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate
anche voi. in verità, in verità vi dico: un servo non è più
grande del suo padrone, né un apostolo e' più grande di chi lo
ha mandato. sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in
pratica. (Gv. 13,4-5.12-17).
Da anni, nel nascondimento, con fatica, ma con tutto l'amore, le
risorse, le energie, ma soprattutto nella gioia, questi gesti
vengono ripetuti da un affiatato drappello di fratelli che si
sentono onorati di svolgere uno dei compiti più umili a servizio
della comunità e della Chiesa. Che meraviglia! "Dio non
è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che
avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso
e rendete tuttora ai santi" (Eb 6,10).
Ecco quello che muove un "buon servitore del regno"
l'amore per i fratelli e per la comunità dei fratelli. Un buon
servitore è innamorato dei fratelli, non li giudica. li ama
perché il padre li ama. li ama, perché Gesù ha dato la vita
per ciascuno di loro. Li ama perché anche lui è stato amato e,
in questo amore è stato salvato: Sì! Per potersi mettere al
servizio, è davvero importante che ciascuno di noi si senta
davvero un "salvato"...non un "salvatore", un
maestro (solo Gesù lo è).
Di qui l'invito a riflettere, a fare memoria per individuare quel
sacro momento nel quale riconoscere il passaggio del Signore
nella nostra storia, la pasqua della salvezza. Che sarebbe stata
la nostra vita oggi senza l'intervento salvifico di Cristo?
È tempo di cantare con il salmista "rendimi la gioia di
essere salvato" (Sal. 51,14a) e pieni di gratitudine per gli
immensi benefici, quel drappello potrà diventare un esercito.
Abbiamo appreso con una certa emozione che il 5
agosto 2001, giorno della Dedicazione della Basilica di Santa
Maria Maggiore, il Sito Internet della Comunità ha segnato 1000
visite.
Abbiamo potuto riconoscere in questo avvenimento un segno
profetico di come la nostra Comunità sia sotto la guida materna
di Maria. Ricordiamo infatti che la nascita del Sito è avvenuta
il 13 maggio 2000, festa della Madonna di Fatima.
Con vivo senso di gratitudine, vogliamo lodare Dio per questa
iniziativa da Lui suscitata, nella speranza che possa contribuire
all'edificazione del Suo Regno sulla Terra.
"Non voi avete
scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché
andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché
tutto quello
che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda." (Gv.
15,16) .